I nostri licei

 

Lunedì 5 novembre presso il nostro Auditorium il Dottor Gherardo Colombo ha incontrato circa duecento studenti delle ultime classi dei diversi corsi liceali.

Sono state due ore fittissime in cui i ragazzi, accompagnati dai loro insegnanti, si sono confrontati con un signore molto comunicativo e capace di giocare su una varietà di codici, cosa sorprendente per chi si aspettava di incontrare la personalità paludata che ha segnato la recente storia del nostro Paese, con la sua attività di magistrato impegnato nelle più intricate inchieste degli anni 80 e 90. Tra queste in particolare quella di “Mani pulite” per citare quella che ha avuto il maggiore impatto mediatico e la più forte incidenza sul nostro sistema politico data la dissoluzione di interi partiti di massa cui diede l’abbrivio. Egli ha incontrato gli alunni delle scuole in veste di testimone di “Cultura di Pace” stante il titolo del premio conferitogli nel 2008 per la sua incessante attività di incontri con le nuove generazioni.

Sancire tale peculiarità del Convitto di Cagliari é stato uno dei motivi che ha portato all` organizzazione del seminario di Gherardo Colombo, oltre che a quello di presentare l’Associazione “Sulle regole”, ente che lo stesso ex magistrato ha fondato nel 2010 all’indomani della sua uscita dalla magistratura allo scopo di dare maggiore forza e capillarità alla sua intensa attività convegnistica.

Dopo gli onori di casa del rettore Dirigente scolastico Dott. Paolo Rossetti e una breve presentazione degli scopi, come detto, dell’associazione “Sulle regole” da parte del suo referente in Sardegna, Pier Gavino Sechi, giù dal palco e armato di solo microfono senza fili Gherardo Colombo ha iniziato ad approcciare il folto pubblico con domande ed interrogativi a dir poco stimolanti.

Sulla carta il tema delle regole e della loro possibile piacevolezza poteva apparire come una materia su cui al massimo porre questioni retoriche magari con l’abilità tipica del magistrato aduso a sostenere la pubblica accusa (la funzione storicamente più nota esercitata da Colombo) con maratone di giornate intere in contraddittorio con tesi difensive sostenute dai migliori avvocati italiani.

Tali, in effetti, si presentano a prima vista i temi della regola e della democrazia: arnesi ormai arrugginiti e relegati in soffitta a ricordare il tempo passato.

E invece no. La forza di Colombo sta nel rivendicare l’attualità di quei concetti ed in particolare della democrazia la cui imperfezione va intesa come perfettibilità e dunque come spinta al miglioramento continuo, come dimostrato dal fatto che essa si presenta in diverse forme più o meno avanzate a seconda delle epoche storiche ma anche, oggi, a seconda del diverso contesto culturale. Di qui l’importanza che egli attribuisce alla cultura e all’educazione.

Ma non sarebbe stato Colombo se non avesse iniziato la sua intensa galoppata di due ore con una domanda forte come un pugno diretto...che effetto ci fa pensare alle regole? Risposta del pubblico: fanno cadere le braccia…

Di qui tutto ha avuto inizio...con Colombo che inizia a tessere un sottile quanto lucidissimo ragionamento che porta i ragazzi a riflettere sul fatto che la causa di tanta cattiva stampa che riserviamo alla regola sta nel fatto che la associamo al dovere e il dovere a cose che non ci piacciono...quando invece anche e soprattutto le cose che ci piacciono le facciamo osservandone scrupolosamente le regole...di funzionamento (emblematico l’esempio del nuoto in stile libero: libero per niente...in quanto per essere tale deve essere fatto secondo certe regole...). Senza contare quelle regole che osserviamo senza neppure accorgercene (come respirare...)...Per vincere nel gioco che amiamo dobbiamo osservare le regole...dobbiamo esserne campioni e soprattutto pretendere che gli altri le osservino per batterci meritatamente. Ecco torna in gioco quel concetto di dovere che inizialmente ci faceva odiare la regola, ma di tutt`altro segno se inquadrato in un altro contesto e collegato ad un fine che vogliamo...In definitiva la regola non è altro ciò che dobbiamo fare per ottenere un risultato...(come per fare una torta...nessuno odia la ricetta che pure contiene le regole per far sì che la torta ci riesca buona…).

Insomma dato che arduo si presenta il tentativo di ricostruire organicamente lo sviluppo di un incontro che ha nella erraticità il proprio carattere distintivo...ciò che ci lascia l’incontro tra Colombo e la nostra comunità scolastica è lo stimolo a trattare meglio i concetti, a fidarci di più del significato delle parole, a non confondere causa con effetto, a usare meglio la logica come presupposto della capacità critica sempre in esercizio, a usare bene oltre alle parole i nostri comportamenti che parlano molto di più e meglio di tante parole, a connettere i concetti che studiamo evitando di frantumare il sapere

per avere una visione d’insieme del passato senza pensare che migliori cittadini si diventa con un buon corso di cittadinanza...In questo modo si concilia il percorso di chi per anni ha fatto il magistrato inquirente ai massimi livelli con ciò che affermava Pascal secondo cui ”...non s’insegna affatto agli uomini ad essere onest’uomini si insegna loro tutto il resto...” Un forte appello, dunque, a conciliare essere con dover essere che può essere raccolto solo da un insegnamento e da una scuola che non separi teoria e prassi.

Articolo scritto da Pier Gavino Sechi e pubblicato da Francesca Didu

Foto di Francesca Didu